Incontriamoci nella terra di mezzo


Incontriamoci nella terra di mezzo: Riflessioni di  Carlo Romanelli

Voglio iniziare questo contributo facendo due premesse. La prima: non voglio buttarla in politica, perché non serve qui. La seconda: non ho letto il libro “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci e non ho intenzione di farlo. Mi appello al decalogo di Daniel Pennac, ed in particolare ai punti:
1 – il diritto di non leggere (quello che non ti va);
6 – il diritto al “bovarismo”;
8 – il diritto di spizzicare.
Una cosa però la voglio dire perché qualche cosa qua e là sono andato a coglierla e mi ha molto colpito l’orgogliosa rivendicazione del “Diritto all’Odio” del neo eurodeputato.

Lo ammetto: è capitato anche a me, anche se raramente, di provare sentimenti di odio temporaneo, anche intensi, verso singole persone che mi hanno ferito, messo in pericolo, fatto del male. Io mi sono fermato quando mi sono accorto che l’odio è ruminante e spalanca le porte al rancore, uno dei peggiori sentimenti possibili, perché ti fa restare attaccato al passato negativo, lo risposta nel presente e lo proietta nel futuro. Una cosa terribile, di cui mi sono per fortuna liberato e di cui invito tutti a liberarsi

Il generale non sembra però averne interesse, e come lui tanti. Perché questo succede e si finisce ad appropriarsi di sentimenti negativi? Perché c’è un generale nervosismo sociale dovuto al reiterarsi di crisi che fomentano la paura, la disuguaglianza e la reattanza, che è quasi sempre violenta. Perché ci si sente prevaricati e in pericolo, si ha paura di perdere tutto. Perché ci sono troppi “cattivi esempi”

che diventano vincenti e immediatamente fruibili. Perché, al tempo stesso, gli attuali leader mondiali sono mediocri: mancano le grandi autorità che possano fare da negoziatori e da esempio morale. Una combinazione micidiale devastante, che non permette di ispirare un’idea più elevata del mondo.


I modelli valgono nel bene e nel male perché attivano processi d’identificazione necessari al modo in cui le persone imparano a proporsi al mondo. Ci servono per costruire un’idea della nostra identità, prendendo dei “pezzi” dagli insegnamenti altrui, e possono fare la differenza fin da bambini.

Questo concetto si può traslare anche al mondo delle aziende, dove esiste il tema del “management by example”. Qui, contrariamente a quanto accade nel mondo esterno, nessuno si professa odiatore. C’è invece un grande fascino per una caratteristica della personalità che va in tutt’altra direzione: la gentilezza. Ma fatevi dire una cosa da Carlito. Chi gentile lo è davvero, non ha bisogno di dirlo. E chi odia, distrugge e si autodistrugge.

 

Accogliamo allora la nostra natura: nessuno di noi è solo bene o solo male, dipende da come riusciamo ad indirizzare la nostra coscienza, direzionandola consapevolmente verso alcuni scopi della vita, facendo attenzione più al “come” che al “cosa”. Tra il Paradiso e l’Inferno, ho sempre preferito parlare del “Purgatorio”, di quella terra dove il bene e il male s’incontrano, spesso vanno a braccetto e si alternano nelle loro sconfitte e nei loro successi.



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